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Teorie
del conflitto fonte
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Periodo storico.
Soprattutto
per Marx l'influenza del periodo storico è molto forte,
infatti se noi non sapessimo che Marx è vissuto nella seconda
metà dell'800 non potremmo capire innanzitutto perchè
ha avuto una forte influenza del pensiero filosofico di Hegel per
quanto riguarda la triade e non potremmo neanche capire come mai abbia
dato cosų importanza all'economia se non sapessimo che in quel periodo
l'economia classica con Ricardo conosceva un fiorire particolare degli
studi, in quanto è in questo periodo si va affermando il
concetto di utilità marginale dell'individuo. Marx vive
quindi in un contesto, quello della seconda metà dell'800,
caratterizzato da grandi sconvolgimenti sociali nel senso che è
il periodo in cui da una società contadina si passa in maniera
massiccia ad una società industriale. E' il periodo della
migrazioni dai latifondi contadini alle società industrializzate,
periodo in cui si afferma, soprattutto negli Stati Uniti ma anche
nella Germania ed in Inghilterra dove poi vivrà Marx, il taylorismo,
quindi la concezione della catena di montaggio che fa perdere l'identità
dell'individuo, Marx la chiamerà l'alienazione dell'individuo,
è il periodo in cui si vanno affermando le idee che ogni
individuo abbia dei diritti sociali inviolabili (da qui l'importanza
che Marx poi darà all'individuo all'interno della storia)
ma è anche il periodo in cui si fanno pių critici, pių visibili
le differenze di classe e quindi anche gli scontri di classe. Da qui
l'interesse di Marx ed anche di Engels per il conflitto sociale. Marx
viene innanzitutto ricordato per la sua concezione materialistica
della storia. Lui ed Engels iniziano il manifesto del partito
comunista, che è del 1848, sostenendo che la storia di ogni
società fino ad ora esistita è storia di lotta di classe:
liberi e schiavi, patrizi e plebei, padroni e servi in una parola
oppressi ed oppressori sono sempre stati in contrasto tra di loro.
Cioè Marx sostiene che indipendentemente dal periodo storico
in cui analizziamo una società che sia il medioevo, l'età
romana, l'età greca o che sia l'età industriale la
costante fondamentale della storia è l'opposizione tra due
gruppi che lui definisce genericamente oppressi ed oppressori. Qual
è la differenza? Gli oppressori hanno il possesso dei mezzi
materiali di produzione e per questo motivo detengono la capacità
ed il potere di imporre la propria volontà agli oppressi i
quali non sono altro che proprietari della loro capacità di
lavorare. Per Marx quindi la concezione materialistica della storia
in realtà si riduce nell'esistenza di un conflitto tra
chi possiede e chi non possiede i mezzi di produzione. Il conflitto
nella società industriale, secondo Marx, si distingue
dai conflitti delle altre società precedenti per tre caratteristiche
fondamentali: innanzitutto per la specificità degli
oppressori. Marx sostiene che la borghesia imprenditrice si distingue
tra tutte le altre classi precedenti perchè a differenza di
queste è una classe che è in continuo mutamento e che
è continuamente aperta alle innovazioni ed alle nuove scoperte
scientifiche. Cioè la borghesia non tende a rafforzare o a
standardizzare la sua posizione di dominio costruita mantenendo ferme
quelle che sono le leggi sociali che regolano la società o
il modo di produzione perchè se intuisce che il cambiamento
rafforza la sua posizione dominante, la borghesia è pronta
a mutare anche i rapporti sociale e giuridici che legano la società
se cių favorisce il suo guadagno. Per spiegare questa caratteristica
Marx per es. fa riferimento alla società feudale. Nella società
feudale i proprietari terrieri, i nobili, non erano aperti alla innovazione,
anzi si scagliavano contro ogni tentativo di cambiare i rapporti sociali
sulla base dei quali si basava il loro potere (per es. essi tendevano
a rafforzare le alleanze attraverso i matrimoni di convenienza) la
borghesia invece non ha questa concezione statica dell' esistenza
perchè nel momento in cui capisce che il cambiamento è
favorevole alla sua capacità di aumentare il potere, la borghesia
favorisce questo cambiamento da qui ad es. l'alleanza non solo con
gli altri borghesi ma anche con tutte le classi emergenti come quella
politica e quella degli intellettuali. Quindi la prima differenza,
la prima specificità del conflitto dell'età industriale
che Marx analizza è la specificità degli oppressori.
Cioè la borghesia è una classe altamente dinamica
che ha la capacità di sfruttare l'innovazione a suo piacimento
e che quindi tende a modificare anche i rapporti sociali ed istituzionali
che regolano la società . La caratteristica principale
invece degli oppressi che li distingue da tutte le classi
precedenti secondo Marx è il fatto che il proletariato è
portatore di un interesse che va al di là del bisogno della
singola classe di appartenenza, cioè Marx sostiene che il bisogno
del proletariato di liberarsi dal dominio della borghesia non andrà
a vantaggio solo della classe dei proletari ma produrrà un
vantaggio per tutta la società . Nel senso che la rivoluzione
del proletariato ponendo fine alla proprietà privata determinerà
un vantaggio per tutte le altri classi sociali anche se queste non
avranno direttamente partecipato alla rivoluzione del proletariato.
Un'altra caratteristica del conflitto nella società industriale
è relativa alla tipicità del conflitto che vede opposti
oppressi ed oppressori. Marx sostiene che il conflitto tra borghesia
e proletariato è un conflitto altamente polarizzato.
E' possibile individuare distintamente i due punti che si oppongono
l'uno all'latro che sono portatori di interessi altamente differenziati.
Nelle società questa polarizzazione non era molto chiara appunto
perchè ad es. nell'età feudale i nobili erano contemporaneamente
i detentori del potere politico e del potere economico e costituivano
un corpo unico ad es. con i detentori del potere religioso, per cui
ad es. i legami di parentela venivano offerti ad una unica classe
che aveva sotto controllo pių dimensioni della società . Invece
Marx sostiene che nell'età industriale il conflitto è
molto polarizzato perchè è facile individuare da una
parte la borghesia che detiene i mezzi di produzione di massa, dall'altra
parte il proletariato che detiene solo la proprietà del proprio
lavoro mentre le altre classi per cosų dire rimangono a guardare nel
conflitto che si realizza. Questo non vuol dire che questa classi
non sono importanti per l'esito del conflitto stesso perchè
alleandosi con l'uno o con l'altra potrebbero determinare la vittoria
della borghesia o del proletariato, perų la caratteristica fondamentale
di questo tipo di conflitto sostiene Marx è proprio il fatto
che queste classi intermedie che lui definisce degli intellettuali,
dei politici e tutti quelli che non sono di per sè imprenditori
rimangono per cosų dire a guardare fino a quando il conflitto non
è quasi giunto a conclusione per cui loro sono già
certi di chi è il vincitore e finiscono soltanto per schierarsi
dalla parte di chi sta vincendo i conflitto. Quindi la concezione
materialistica della storia di Marx non è altro quindi che
questa sua consapevolezza, questa sua idea che la storia non è
altro che una storia fatta di conflitti tra due gruppi contrapposti.
Ma la storia secondo Marx si comincia a costruire nel momento in cui
l'individuo comincia a produrre i mezzi di sussistenza. Cioè
Marx sostiene che l'individuo si distingue dagli animali nel momento
in cui inizia a produrre i beni di cui ha bisogno per sopravvivere.
Da questa concezione materialistica della storia deriva la distinzione
tra forze produttive e mezzi di produzione. I sociologi dopo Marx, in particolare Dahrendorf, sostiene che noi abbiamo una idea sbagliata del conflitto, cioè che quando noi utilizziamo il concetto di conflitto facciamo riferimento alla guerra. Cioè utilizziamo il concetto di conflitto come sinonimo di guerra. Allora quando il conflitto si manifesta come guerra allora è normale che sia una conseguenza negativa perų quello che vogliono dirci i sociologi come Dahr., Collins è che il conflitto è ogni manifestazione di divergenza tra uno o pių gruppi, tra uno e pių concezione ed il conflitto in sè non è negativo ma positivo; che poi si manifesta con la guerra quella è una digressione negativa e distruttive della società per alcuni per altri come ad es. Gibben??? sostiene che non sempre la guerra è negativa ma a volte è accelerazione di processi di innovazione che altrimenti avrebbero avuto bisogno di secoli per verificarsi o che forse non si sarebbero mai verificate. I concetti fondamentali di Marx sono:
Collins inserisce tra le teorie del conflitto anche il pensiero di Weber perchè in realtà W. fa una continuazione dell'opera di Marx e cerca di rispondere a due domande fondamentali. Innanzitutto W. si chiede perchè la società capitalistica nasce in occidente e non si sviluppa in Cina, in India o in qualche altra parte? E perchè è importante il confronto tra classi sociali differenti che Marx ha chiamato gli oppressi e gli oppressori. W è importante per la sociologia perchè prosegue anche l'opera di Durkheim ossia detta meglio quelle che sono le regole del metodo sociologico e quello che è l'obj della sociologia. D ci aveva detto che obj della sociologia è quello di studiare i fatti sociali e di individuare le leggi generali che, al pari delle leggi fisiche, ci permettono di dire che in presenza di determinate situazioni si verificano determinati fenomeni. Cioè D voleva individuare le leggi sociali che stabiliscono il rapporto di causa-effetto tra la presenza di determinate condizioni ed il verificarsi di determinati fenomeni. Che è quello che fa con il suicidio. Lui individua 4 tipi di suicidio e stabilisce la condizione generale per cui la mancanza di interazione sociale o la mancanza di leggi determina dei livelli pių alti di suicidio. Quindi individua le cause e spiega il fenomeno stabilendo il rapporto di nesso causale tra l'uno e l'altro. W conosce molto bene l'opera di D ed a partire da questa W sostiene che se la sociologia vuole affermarsi come scienza, al pari di quanto sosteneva D, allora non puų semplicemente ridursi ad imitare le scienza sociali e quindi non deve andare alla ricerca di leggi generali che spiegano il rapporto di causalità tra determinate condizioni e determinati fenomeni, ma la sociologia si deve elevare al di sopra di queste leggi di causalità e deve andare a comprendere quelli che sono i legami, i nessi simbolici interpretativi che determinano da parte dell'individuo l'esistenza di un determinato fenomeno sociale. Quindi obj della sociologia è quello di comprendere la realtà sociale, ma non in maniera generale tale per cui posso stabilire una legge che ha una validità probabilistica come fa D nel suicidio, ma è quello di comprendere il significato che per l'individuo assume quel determinato fatto sociale, quel determinato evento. Con W. si passa da una sociologia che guarda agli aspetti macro della società ad una sociologia che guarda agli aspetti micro. W. sostiene, cosų come faranno poi tutti gli esponenti della fenomenologia, che tanto un fenomeno sociale esiste quanto questo fenomeno assume significato per l'individuo. Se l'individuo non attribuisce significato ad un determinato fatto sociale allora quel fatto sociale non esiste. Perchè questa concezione di W è vicina all'idea di Marx del conflitto di classe e dell'ideologia? Perchè se prendiamo la posizione di W., che ci dice che un fatto sociale esiste soltanto quando l'individuo gli attribuisce significato, e colleghiamo la critica all'ideologia che fa Marx, il quale sostiene che il primo passo affinchè l'ideologia borghese venga sconfitta è che gli stessi intellettuali prendano coscienza di essere servitori di quell'ideologia, possiamo dedurne che gli intellettuali non attribuiscono alcun significato al loro lavoro, quindi non si rendono conto che loro lavorano per riprodurre l'ideologia dominante. Quindi per il loro il fenomeno della riproduzione dell'ideologia dominante non esiste, ma non perchè non esiste fisicamente ma perchè loro non ne hanno attribuito significato. Quindi non si rendono conto dell'esistenza di questo fenomeno. Per W. quindi il primo passo per far cadere l'ideologia dominate è che gli intellettuali attribuiscano significato al processo stesso di riproduzione dell'ideologia. L'importante della sociologia comprendente di W per le teorie del capitalismo è proprio questa che assumendo come punto focale di studio della sociologia l'individuo W rende l'individuo responsabile di tutto cių che accade e quindi pone l'individuo alla base di qualsiasi mutamento che accade nella società , perchè è l'individuo che attribuendo significato alle cose è capace anche di cambiarlo. Quindi il sociologo secondo W non deve andare alla ricerca di leggi generali che regolano l'ordine sociale, ma deve andare a comprendere quali sono i significati che gli individui attribuiscono ai fenomeni sociali che li circondano perchè sono poi quei significati che determinano certi andamenti che poi possono essere associati a delle regole alla maniera di D. quindi il compito della sociologia per W non è quello di spiegare i fatti sociali perchè questi fatti sociali in realtà non si possono spiegare ma si possono comprendere perchè dipendono dalle attribuzioni di significato che l'individuo fa. Le due opere principali di W. sono:
Nell'etica protestante W parte chiedendosi perchè il capitalismo si è sviluppato in occidente e non si affermato per es. in Cina? W ha una concezione multidimensionale della società e sostiene che per spiegare un fenomeno sociale non si puų guardare soltanto ad un aspetto ma a tutti gli aspetti della società : al rapporto sociale, al rapporto economico, al rapporto culturale ed individuare il fattore che ha predominato nel determinare l'esistenza o meno di un determinato evento. Allora W parte nel suo studio sull'etica protestante e comincia a chiedere quale è stato il fattore determinante che ha portato allo sviluppo del capitalismo nelle società occidentali. Innanzitutto si chiede qual è il tratto distintivo del capitalismo? Il tratto distintivo del capitalismo è l'elevato individualismo. Cioè il capitalista non ragiona in termini di sistema ma guarda il suo piccolo e tanto pių si sente gratificato tanto pių aumenta il suo profitto, quindi anche il suo termine di prestigio. W ci dice che una concezione di questo tipo si trova nell'etica protestante ed in particolare modo nel calvinismo con la teoria della predestinazione. Il calvinismo ci dice che ogni individuo con un determinato destino fissato dal vangelo. Le opere che l'individuo fa durante la sua vita non sono altro che manifestazione di quel destino di predestinazione per cui se un individuo è ricco o vincente o fortunato in realtà non è altro che la manifestazione del destino per cui è stato predestinato. Perų siccome il singolo individuo non conosce il destino a cui è stato dotato da Dio allora si sforza per far vedere agli altri di essere stato predestinato in quel senso e quindi si sforza per migliorare la sua condizione sociale, il suo rendimento economico e cosų via mostrando un elevato individualismo. Quindi la teoria della predestinazione secondo W in qualche modo incide nel determinare l'etica dello spirito capitalista per cui in realtà non giustifica ma fa legare lo spirito del capitalismo a questa concezione della predestinazione del successo; tant'è che sostiene W che le industrie capitalistiche si sono diffuse maggiormente nei paesi protestanti in cui questa teoria della predestinazione è parte integrante della formazione culturale dell'individuo quindi questa concezione del continuo miglioramento di se stesso e della propria posizione sociale è ampiamente visibile in Germania o in Inghilterra dove poi Marx studia. Quindi W in qualche modo lega lo sviluppo del capitalismo allo sviluppo dell'etica protestante, in qualche modo individua il motivo per cui il capitalismo si sviluppa in questi paesi protestanti proprio legandolo a questa concezione religiosa. Quindi capovolge l'impostazione di Marx nel senso che Marx sosteneva che era il rapporto di produzione, cioè il rapporto tra oppressi ed oppressori, e quindi la proprietà dei mezzi di produzione a determinare le idee sociali e le idee culturali; W. parte dal contrario e dice che è in qualche modo la società che determina e che spinge all'affermarsi di determinati rapporti di produzione in particolar modo è stata all'inizio l'idea protestante della predestinazione a favorire lo sviluppo del capitalismo. Per W. per completare l'analisi della società capitalista dell'epoca non si puų ridurre tutto ad un rapporto fra classi perchè secondo W la stratificazione della società è molto pių complessa. Accanto alla classe che fondamentalmente si distingue non per il possesso dei mezzi di produzione secondo W ma per la sua collocazione sul mercato, quindi non soltanto possesso di produzione ma anche capacità di possedere l'innovazione e le conoscenze e quindi posizionarsi sul mercato. Quindi la classe di W si differenzia dalla classe del concetto di Marx appunto perchè non dipende solo dalla proprietà dei mezzi di produzione ma dipende proprio dalla posizione che ha sul mercato e quindi dalla capacità anche di esercitare il potere e la potenza. W. inserisce nell'analisi della stratificazione sociale due concetti differenti che noi traduciamo con il concetto di potere e di potenza. La potenza è la capacità di far fare agli altri cių che si vuole coercitivamente. Il potere invece è la capacità di far fare agli altri qualcosa che si vuole ma in virtų di qualcosa che gli altri riconoscono come legittimo. Cioè senza coercizione. W. distingue 3 tipi di potere: - il potere razionale-legale - il potere carismatico - il potere tradizionale. Il potere carismatico si traduce nel carisma di una persona. Cioè la persona che incarna il carisma è capace di far fare agli altri cių che vuole in virtų del fatto che questi gli riconoscono questo carisma, questa personalità fuori dal comune e ne sono talmente affascinati da eleggerlo come leader della comunità . Il problema del potere carismatico è quello della trasmissione, cioè il carisma è talmente legato ad una persona che quando quella persona muore si creano delle lotte interne per individuare il nuovo capo carismatico che è comunque sempre pių debole del precedente perchè innanzitutto il carisma non si trasmette geneticamente e quindi il carisma di una persona non puų mai essere pari a quello della successiva e le persone che sopravvivono mantengono sempre il ricordo del precedente capo per cui ogni volta fanno il confronto tra il capo vecchio ed il capo nuovo attribuendo sempre meno carisma al capo nuovo. Il potere carismatico quindi secondo W con il passare degli anni tende a diminuirsi perchè il carisma viene meno perchè cambiano le persone e poi perchè il carisma viene meno perchè diventa una sorta di lotta interna per acquistare il potere cioè il capo viene eletto non pių in base al suo carisma ma ai vincitori della lotta interna tra i seguaci del capo uscente e quindi inevitabilmente si elegge un capo che non è carismatico ma che ha vinto questa lotta interna. Secondo W. è per questo che i capi tribų sono andati via via scomparendo proprio per queste difficoltà Il potere tradizionale cioè la persona fa fare agli altri ciò che vuole non in virtų del carisma ma della tradizione ed è tutto il potere che si è vissuto nell'epoca medievale. Perchè il re passava il potere da primogenito a primogenito perchè in virtų della tradizione era accettata l'idea che il re fosse nominato direttamente da Dio e per questa discendenza reale avesse diritto di fare ereditare il potere da primogenito a primogenito. Ma non c'era nessuna spiegazione reale che confermasse la discendenza del re da Dio era in virtų della tradizione consolidata nel tempo che il popolo riconosceva nel figlio primogenito del sovrano il legittimo prosecutore del potere. Obbedienza non al sovrano in quanto tale ma alla tradizione che legittima il potere del sovrano. Potere legale-razionale nelle società moderne secondo W. non crediamo pių al carisma, non crediamo pių nella tradizione ma anche noi crediamo in un fattore legittimato del potere che è quello delle leggi imposte dallo stato. Le società moderne legittimano il potere esercitato dallo stato in virtų del fatto che credono nell'esistenza di un corpo di leggi che siano uguali per tutti e che siano universalmente riconosciute legittime ed accettate dalla società . Cioè noi crediamo nel potere dello stato perchè pensiamo che quelle leggi non soltanto valgono per tutti i cittadini dello stato e quindi sono applicate uniformemente ma anche perchè crediamo di aver partecipato alla proclamazione di quelle leggi in quanto membri del corpo democratico dello stato. Il potere dello stato moderno si basa su questa convinzione e cioè che ci sia un corpo di leggi che tutti quanti noi abbiamo contribuito a creare e che sono uniformi ed uguali per tutti. Se venisse meno questa convinzione dell'uguaglianza della legge e della partecipazione alla creazione della legge verrebbe meno il fattore su cui si basa la legittimità del potere dello stato. Perchè sono importanti i concetti di potere e di potenza di W.? Perchè secondo W. il conflitto di classe non è mai un conflitto di potere ma quello che W. definisce come conflitto di classe è un conflitto di potenza, nel senso che c'è una classe che è capace di dominare sull'altra perchè una ha i mezzi di produzione e l'altra no ma non è un conflitto che mette in discussione la legittimità su cui si basa l'ordine sociale è un conflitto che mette in discussione la distribuzione delle risorse quello che Marx analizza nel capitale sociale quando parla del conflitto tra oppressi ed oppressori, tra borghesia e proletariato. W guarda al capitalismo di Marx che ci aveva detto che il conflitto il classe tra borghesia e proletariato è un conflitto sociale che vede opposti da un lato la borghesia proprietaria dei mezzi di produzione e dall'altro il proletariato proprietario solo del proprio lavoro, W ci dice che questo conflitto analizzato da Marx non è un conflitto di potere ma è un conflitto di potenza, cioè si basa sulla oppressione, è un rapporto di forza, si basa sulla capacità che una classe ha sull'altra di imporre la sua forza perchè l'una è proprietaria dei mezzi di produzione e l'altra no. Quindi il conflitto di classe cosų come lo legge Marx non mette in discussione la legittimità dell'ordine sociale perchè affinchè vi sia questa messa in discussione della legittimità dell'ordine sociale ci dovrebbe essere un conflitto di potere ed il conflitto di potere secondo W non si realizza all'interno dello scontro tra classi sociali ma si realizzano all'interno dei ceti sociali. W introduce questa distinzione fondamentale tra classe e ceto sociale. La classe si distingue esclusivamente per la sua collocazione sul mercato, il ceto sociale include oltre alla collocazione sul mercato anche l'appartenenza culturale, le idee sociali, insomma la collocazione all'interno della società nel suo complesso. Quindi il concetto di ceto di W include quello di classe ma lui fa questa distinzione proprio per far capire che Marx ha guardato solo ad un aspetto della società , all'economia, ma se noi vogliamo analizzare veramente come funziona la società dobbiamo analizzare anche tutti gli altri aspetti. E W. introduce questa distinzione proprio per far capire che il conflitto di potere cioè quello che è capace di cambiare i fondamenti su cui si basa la società non si ha con il conflitto tra le classi ma si ha all'interno dei conflitti tra i ceti. Se noi volessimo utilizzare il concetto attuale invece di parlare di ceto sociale dovremmo parlare di gruppi etnici o di gruppi religiosi perchè un ceto è una comunità che condivide gli stesi valori, le stesse idee, gli stessi sistemi di riferimento. Nella maggior parte dei casi questo ceto occupa una determinata posizione all'interno della società che comprende anche la posizione economica. Cioè i ceti tendono ad omogeneizzarsi al proprio interno anche in riferimento alla posizione economica. Il ceto è un concetto pių ampio appunto perchè per appartenere ad una classe io devo avere una certa posizione economica per appartenere ad un ceto oltre ad avere una certa posizione economica io devo condividere lo stesso sistema di valori, di ideali e di punti di riferimento e sono questi che costituiscono il fattore che legittima il potere. Successivamente accanto al concetto di ceto sociale utilizza il concetto di partito politico. Cioè non tutti i membri del ceto sociale si organizzano in modo da condurre la lotta per il potere, ma soltanto alcuni membri di questo ceto lottano per la conquista del potere e questi membri costituiscono i partiti politici. Secondo W i partiti politici non fanno altro che rispecchiare le idee e le convinzioni di certi ceti sociali e lottano per la conquista del potere legittimato per imporre quella determinata visione del ceto cui appartengono. Se W non avesse introdotto il concetto di partito politico avremmo potuto pensare che tutto il ceto partecipasse alla gestione dello stato, in realtà non è cosų o meglio teoricamente tutto il popolo è sovrano per cui partecipa alla gestione dello stato ma in realtà chi fa le leggi non è tutto il popolo ma sono soltanto i rappresentanti eletti dal popolo quindi le persone che decidono di occuparsi per professione della lotta di potere e quindi si uniscono in partiti politici. Secondo W la creazione dei partiti politici non è un male ma è un bene perchè se volessimo seguire le regole della democrazia e se invece di dover mettere d'accordo 319 persone quante sono quelle che compongono la camera dei deputati e quelli del senato dovessimo mettere d'accordo 56 milioni di persone, lo stato arriverebbe ad una condizione di incapacità ad agire. Quindi è necessario che si costituiscano i partiti politici in modo che poche persone si facciano rappresentanti delle idee, delle esigenze, dei bisogni e dei valori dell'intero ceto e dell'intera comunità . Con il concetto di partito politico noi riusciamo a spiegare in un altro modo anche la legge dell'oligarchia proposta da Michels il quale sostiene che in tutte le società esiste sempre una piccola minoranza di persone che è capace di governare sulla maggioranza. Questo accade secondo W perchè è la maggioranza delle persone che delega ai partiti politici questo potere, cioè che legittima i partiti politici a governare appunto nella consapevolezza che la totalità delle collettività non potrebbe mai arrivare ad un accordo, quindi a differenza di quanto sosteneva Michels che l'oligarchia non è altro che la riproposizione della lotta di classe all'interno del settore politico alla stessa maniera di Marx, la presenza di una oligarchia e quindi di una ristretta classe al potere spiegata alla maniera di W. è una conseguenza necessaria per governare ed è in qualche modo legittimata da noi che componiamo la maggioranza appunto perchè siamo noi che deleghiamo queste persone a rappresentare i nostri bisogni nella collettività perchè siamo noi consapevoli in qualche modo che una collettività composta da 55 milioni di persone non riuscirebbe mai a governare. Quindi in realtà l'oligarchia è legittimata sostiene W in virtų del fatto che noi crediamo nella democrazia, che noi crediamo nel fatto che è impossibile che legge vengano approvate da 55 milioni di persone, che quindi noi consapevolmente deleghiamo il nostro potere ai partiti politici che nascono appunto perchè non tutto il ceto si deve o si vuole occupare della gestione della lotta al potere ma lo fanno soltanto persone specializzate. Quindi la nascita dei partiti politici non è una conseguenza negativa delle lotte sociali nelle idee di W ma è una conseguenza necessaria affinchè ci sia l'ordine sociale. E la legge dell'oligarchia in realtà è legittimata da potere stesso cioè da noi stessi che riconosciamo a questi partiti politici la legittimità della loro esistenza. Questa concezione di W. non è una concezione deterministica, nel senso che nell'opera economia e società lui non da per scontato che così è e così sempre sarà , cioè che le società moderne riconoscono legittima la legge e quindi il potere dello stato. Cioè lui fotografa una realtà esistenza perų nel suo pensiero lascia spazio a questa ipotesi di evoluzione. Cioè lui sostiene che se un domani la società non dovesse pių riconoscere legittima le leggi come base di legittimazione del potere, nulla toglie che potrebbe venirsi a creare un nuovo tipo di potere basato su qualsiasi altra fonte di legittimazione. Cių che W ci vuole dire è che qualsiasi potere deve essere basato su qualcosa che lo legittima: il carisma era basato sulla personalità dell'individuo, la tradizione era basata sulla tradizione, il potere razionale moderno è basato sulla legittimità delle leggi; se dovesse crearsi una nuova forma di potere comunque ci dovrebbe essere qualcosa di interiorizzato che lo legittima perchè altrimenti quel potere si trasforma in potenza, cioè si trasforma in rapporti di forza il che comporterebbe un passo indietro. Quindi per questo W viene messo da Collins nei teorici del conflitto perchè da ulteriori spiegazioni sociologiche del conflitto allargandola la prospettiva del conflitto non soltanto al conflitto di classe economico ma al conflitto di classe, di ceto e poi introducendo l'importante distinzione tra il potere che in qualche modo è legittimato dagli individui e la potenza che non è altro che un semplice rapporto di forza. Se noi dovessimo leggere la teoria di Michels sulla guerra facendo riferimento al concetto di potere e di potenza di W. io potrei dire che la guerra non è un conflitto di potere ma di potenza. Potremmo dire che la manifestazione della guerra non è altro che una manifestazione di forza di un gruppo su un altro, quando non è condotta entro scenari ideologici. W. estende il conflitto dal settore economico al settore culturale e sociale e questa apertura è poi mantenuta anche dai teorici del conflitto successivi, ad es. da Dahrendorf che si distingue da Marx per il fatto che considera il conflitto come un fattore permanente della società appunto perchè secondo Dahrendorf il conflitto deriva dalla distribuzione diseguale delle risorse. Perų qui Dahrendorf non si riferisce solo alle risorse economiche ma a tutti i tipi di risorse sulla base delle quali si fonda il potere,quindi risorse economiche, politiche, culturali ma in pių aggiunge che questa distribuzione diseguale non potrà mai essere superata, cioè non si potrà mai arrivare all'ideale società comunista citata da Marx appunto perchè se arrivassimo a questo punto la società perderebbe il reale motore di sviluppo che le permette di innovarsi e cambiare in continuazione. Non c'è sul Collins ma è importante.I
sociologi moderni cercano di coniugare la teoria del conflitto con
la sociologia del rischio. Cioè loro dicono che in realtà
il conflitto vero e proprio che noi stiamo vivendo all'interno delle
società moderne è tra chi riesce a controllare il rischio
sociale e chi lo subisce. Loro con rischio sociale intendono tutte
quelle condizioni in cui l'individuo va consapevolmente incontro nel
momento in cui decide di compiere una azione. Io mi assumo un rischio
quando compiendo un'azione sociale sono già consapevole delle
conseguenze negative che possono venire e quindi le accetto come parte
del gioco. Secondo Mary Douglas il conflitto reale società
moderna di adesso è tra chi è capace e consapevole di
governare questi rischi e chi invece li subisce il rischio e fanno
l'esempio della borsa tra i grandi investitori ed i piccoli investitori.
Cioè i piccoli investitori che si fidano del giudizio dei promotori
finanziari e delle banche in realtà sono quelli che subiscono
il rischio perchè non hanno le conoscenze sufficienti per rendersi
conto consapevolmente se è un'azione che vale la pena intraprendere
mentre sono le grandi compagnie quotate in borsa che creano e che
sono consapevoli dei rischi. |