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Materiali per Operatori del Benessere Immateriale
Earthwalk
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PREFAZIONE

Il sentiero della gioia passa attraverso la disperazione (Alexander Lowen)

Con la mania di classificare che infetta il nostro retaggio culturale, la critica tende a licenziare come pessimistica e ottimistica ogni analisi radicale della società moderna, a seconda che le malattie virulente diagnosticate siano o no accompagnate da un processo rigenerativo spontaneo. Ci lascia il campo libero ad analisi pratiche, equilibrate che dimostrano come nella società moderna nulla sia fondamentalmente errato, che i suoi malanni sono curabili con un p ' di buona volontà, di istruzione, di valori antitradizionali ed una mezza dozzina di proposte di riforma legislativa. Mi sento personalmente coinvolto in questo problema, essendo stato gettato in entrambi i cestini da immondizia: sono stato definito lugubre perchè ritengo che le difficoltà della nostra società si trovano nella loro stessa radice cioè, nei valori, negli assunti e negli schemi di pensiero più gelosamente custoditi per cui non possibile limitarsi semplicemente a sfrondarle via; e definito Poliyanna, in quanto sono convinto che le soluzioni esistono già, per cui non è necessario inventarle e legiferarle, ma soltanto incoraggiarle.

Qualcuno reagirà ai capitoli iniziali di questo libro come ad un invito alla disperazione, ma, per me, l'inizio di una speranza concreta risiede nel riconoscimento e nell'identificazione dei problemi. Non vedo che scopo ci sia a rifiutarsi di considerare la possibilità che la nostra società si basi su premesse patologiche o che la nostra stessa specie non abbia probabilità di essere vitale. Eludere questa possibilità significa privarsi dell'occasione di esaminare i problemi nella loro pienezza. Dimostrare che la civiltà occidentale, ad un certo punto, ha preso una svolta sbagliata non vuoi dire non poter recuperare i propri passi, semplicemente, il riconoscimento della non possibilità di costruire una società umana al di fuori delle tendenze di quella attuale. Un paziente in psicoterapia non può tornare letteralmente all'infanzia per disimparare lo schema autodistruttivo da lui sviluppato durante la crescita, sebbene possa impegnarsi in una sperimentazione molto regressiva al fine di annullare tale apprendimento negativo. L'essenziale è che sia capace di abbandonare l'attaccamento a questa sua linea di condotta - sia capace, cioè, di dire a se stesso "Ho perduto X anni della mia vita in una ricerca dolorosa e inutile; è triste, sì, ma adesso mi si presenta l'occasione di tentare un nuovo approccio." Tutto ciò è duro da farsi. Forte la tentazione sia di razionalizzare le svolte errate come parte necessaria del nostro sviluppo ( mi hanno formato il carattere ), sia di negare di aver pienamente partecipato ad esse (questo è successo prima che mi chiarissi l'argomento ). L'abbandonarsi a queste due evasioni porta, inizialmente, alla disperazione, ma, come fa notare Alexander Lowen, la disperazione è la sola cura per l'illusione. Senza di essa non è possibile trasferire alla realtà la nostra sudditanza - è una specie di periodo di lutto per le nostre fantasie. A questa disperazione alcuni non sopravvivono, però, senza di essa, non può verificarsi alcun cambiamento importanteall'interno di una persona.

Le persone restano confinate nella loro disperazione quando questa è incompleta - quando esiste ancora qualche filo di speranza illusoria. Se, durante la notte, si spegne la luce artificiale in una stanza munita di finestre, ci vuole un po' di tempo per diventare consapevoli che l'oscurità non è totale e che quanto più siamo abbagliati dalla dopo-immagine della luce artificiale, tanto più ci vuole per percepire le trame sottili della luce e delle ombre naturali - a capire che, in effetti, si può vedere.

Per esempio, una delle illusioni più comuni è l'idea del progresso: il passato è stato barbaro, il presente è già un miglioramento, il futuro sarà glorioso. La cancrena dello Stato è soltanto uno stadio di transizione che reagirà all'antibiotico sociale. Il deterioramento ecologico è soltanto questione di bloccare le malattie generatrici di germi causate dallo sviluppo tecnologico. Finchè immaginiamo che le cose stiano andando meglio non riesamineremo mai gli assunti di base. L'errore fondamentale dell'idea di progresso è il concetto secondo cui possibile ottimizzare tutto all'istante. Questa un'illusione antitradizionale nutrita in America, e il suo collasso porta naturalmente a visioni apocalittiche. Tuttavia, una volta compreso che l'idea di progresso non è puramente un sogno insoddisfatto ma un'assurdità implicita, allora diventa assurdo anche il suo opposto. E ' stupido che la gente continui a dire, come fanno i tecnocrati, "questo autunno non porter all'inverno, ma a qualche cosa di straordinariamente meraviglioso" , però è altrettanto stupido pensare che l'inverno non sarà seguito dalla primavera.

La cultura, come la personalità, puramente uno schema, un adatta mento di elementi universali, sì, ma dissonanti. In un dato periodo e in un dato luogo, è possibile che un certo adattamento risulti più conveniente di un altro, però ogni cultura effettua scelte che massimizzano il soddisfacimento di alcuni bisogni umani e la trascuranza di altri. Nulla può essere eliminato totalmente. Il cambiamento sociale è puramenteun riadattamento di elementi, l'espressione della preferenza di un certo itpo di incompatibilità, piuttosto che di un altro. Una volta abbandonata la fantasia circa la possibilità di combinare tutte le buone cose in un solo pacchetto culturale, ci troviamo nella posizione di capire che le cure per i nostri mali sociali peggiori sono già presenti.

La disperazione incompleta (e, pertanto, cronica e suicida) quando crediamo ancora nella possibilità di un'illusione, quale quella del progresso, e quando immaginiamo di aver mancato soltanto nel raggiungerla. Questo è il modo peggiore per conciliare i piaceri mondani con la salute spirituale - essere, cioè, impegnati in un'impresa senza speranza di successo. Una volta riconosciuto che l'illusione stessa è un'assurdità, possiamo investire nel possibile le nostre energie. A chi, per esempio, non piacerebbe credere nella possibilità di una società che massimizzi l'autonomia personale e, contemporaneamente, la connessione armonica col prossimo? Pero, non c'è modo di garantire che il bisogno del singolo di restare solo potrà mai coincidere col bisogno del suo prossimo di i stare con lui. In una data situazione, ogni società tende a proteggere un bisogno più di un altro. Accettare il fatto che questo problema debba essere sempre negoziato fra persone -che la privatezza e la comunanza siano bisogni antitetici che non possono essere massimizzati simultaneamente- porta alla disperazione piena e completa, alla disperazione del disilludersi. Però, ci pone anche in grado di notare le nostre esperienze soddisfacenti e di costruirci sopra.

Nota linguistica

Questo libro tratta alcuni aspetti di un conglomerato simbolico gigantesco definito generalmente "civiltà occidentale" se considerato un lungo evento, "società industriale" se trattato come evento assai più breve, ovvero "societ post-industriale" se visto come evento brevissimo. I confini geografici del conglomerato sono estremamente confusi, anche quando i confini temporali sono più chiaramente specificati. Una parte di quello che dirò si applica ai paesi industrializzati occidentali, una parte a tutti i centri urbani del globo, una parte a tutte le civiltà che spiccano nella storia, una parte solamente agli Stati Uniti. Il più delle volte, comunque, per designare questo conglomerato utilizzerò i termini "nostra società" o "nostra cultura" , lasciando al testo la sua collocazione nel tempo e nello spazio. Ciò nonostante io descrivo processi, non entità, e i processi si trovano in tutto il conglomerato, anche se più concentrati in alcune aree, piuttosto che in altre.

Un'altra difficoltà terminologica si centra sui vocaboli "uomo" e "genere maschile" quando vengono utilizzati per denotare l'umanità. Pur sensibile ai problemi di sessismo impliciti in questa utilizzazione, ritengo egualmente ingiusto parlare di "genere femminile" o di "umanità" per alludere alle follie della storia patriarcale. Pertanto, mi sono sforzato- e, spero, con successo- di utilizzare il termine "umano" in riferimento agli eventi in condizione potenziale umana, riservando il termine "uomo" agli eventi di un passato dominato dai maschi. Se alludessi alla tecnologia come ad "un'estensione della donna" mi sembrerebbe di non afferrare l'essenza più importante del come le donne, in genere, non abbiano mai dimostrato lo stesso bisogno di monumentalizzarsi per tutto l'ambiente.

Dire la verità fatuamente è mentire. La maggior parte delle argomentazioni circa la verità o la falsità dei concetti, inoltre, è, in realtà, un disaccordo circa la loro importanza. La verità è relativa al momento, al luogo e alla persona, per cui un'enfasi assurda può, oggi, essere necessaria a rendere disponibile la verità di domani. Quindi, parlare di malattia, come ho fatto per tutto il libro, non è, alla lunga, una maniera utile per pensare ai processi sociali, così come non è utile quando si pensa ai processi psicologici o fisiologici. Essa, spesso, crea l'illusione dell'esistenza di processi puramente nocivi e della loro possibile eliminazione -concetto, questo, che contribuisce molto alla goffaggine e alla distruttività delle linee di condotta occidentali. Questo difetto mi è parso superato in importanza dal valore dei parallelismi che potrebbero essere tratti, ma è un modo di pensare che, mi auguro, verrà superato il più presto possibile.

Parecchi autori contemporanei stanno concentrandosi su alcuni degli stessi problemi da me affrontati in questo libro. Coloro che sembrano far vibrare in me le corde più forti della riconoscenza sono Gregory Bateson, Norman Brown, David Bakan e William Thompson, ma, ovviamente, ce ne sono molti altri. Nel caso di Bateson, il debito di riconoscenza assume caratteristiche del tutto particolari, dacchè la sua presenza, insieme a quella di Warren Brodey, ad una conferenza alla quale anch'io partecipai, è stata un precipitante assai importante di questo libro.