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Materiali per Operatori del Benessere Immateriale
I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine di Roger Caillois
Prefazione di Pier Aldo Rovatti | Note all'edizione italiana di Giampaolo Dossena |Traduzione di Laura Guarino | Titolo originale Les Jeux et les hommes - Le masque et le vertige | 1967 Editions Gallimard | 1981/2010 RCS Libri S.p.A.

 

Note

1 R. Caillois, a cura di, Jeux et sports, Gallimard, Paris 1967. Oltre alle pagine introduttive, Caillois ha firmato direttamente i capitoli seguenti: “Nature des jeux” (pp. 1-18); “Jeux des adulte. Définitions” (pp. 150-180); “Les cartes” (pp. 950-970); “Les loteries culturelles” (pp. 1009-1020); “Les appareils à sous” (pp. 1124-1130).

2 J. Huizinga, Homo ludens [1939], tr. it. Einaudi, Torino 1973 (con un saggio introduttivo di U. Eco).

3 Cfr. E. Fink, Oasi della ghia. Idee per una ontologia del gioco [1957], tr. it. con un’introduzione di A. Masullo, Edizioni 10/17, Salerno 1986.

4 R. Caillois, Jeu et sacre, “Confluences”, 10, 1946; ora in Caillois, L’homme et le sacre [1939], 3a ediz. aumentata, Gallimard, Paris 1963, pp. 199-213.

5 Cfr. É. Benveniste, Le jeu comme structure, “Deucalion”, 2, 1947.

6 R. Caillois, Jeu et sacre, cit., p. 202.

7 Oltre a I giochi e gli uomini sono disponibili in lingua italiana: Babele (Babel, 1948), Marietti, Casale Monferrato 1983; L’incertezza dei sogni (L’incertitude qui vieni des réves, 1956), Feltrinelli, Milano 1983; Ponzio Pilato (Ponce Pilate, 1961), Einaudi, Torino 1952;Istinti e società (Instincts et société, 1964-65), Guanda, Milano 1983; Nel cuore del fantastico (Au coeur du fantastique, 1965), Feltrinelli, Milano 1984; La scrittura delle pietre (L’écriture des pierres, 1970), Marietti, Casale Monferrato 1986; Il fiume Alfeo (La fleuve Alphée, 1978), Sellerio, Palermo 1986; Ricorrenze (Recurrences dérobées, 1978), Sellerio, Palermo 1986. Sono poi tradotti gli interventi di Caillois nell’ambito del Collège de Sociologie (1937-1939) in II Collegio di Sociologia, a cura di D. Hollier, Bollati-Boringhieri, Torino 1991.

8 M. Yourcenar, Postfazione [1981] a R. Caillois, Babele, cit.., p. 283 e 284.

9 Ivi, p. 282.

10 Ivi, p. 288.

11 Ivi, p. 289.

12 Cfr. R. Caillois, Cases d’un échiquier, Gallimard, Paris 1970. È l’anticipazione, relativa ai saggi del periodo 1950-1965, del secondo volume di Approdus de l’imaginaire (che seguirà nel 1974, sempre presso Gallimard, raccogliendo gli scritti più significativi degli anni fino al 1945).

13 Il riferimento è al famoso argomento della scommessa sull’esistenza di Dio.

14 Homo ludens, Torino, Einaudi, 1973, p. 34. A p. 55, si trova un’altra definizione, meno dettagliata ma anche meno limitativa: “... gioco è un’azione, o un’occupazione volontaria, compiuta entro certi limiti definiti di tempo e di spazio, secondo una regola volontariamente assunta, e che tuttavia impegna in maniera assoluta, che ha un fine in se stessa; accompagnata da un senso di tensione e di gioia, e dalla coscienza di ‘essere diversi’ dalla ‘vita ordinaria’.”

15 Paul Valéry, Tel quel, II, Parigi, 1943, p. 21.

16 K. Groos, Les jeux des animaux, Parigi, 1902, pp. 150-151.

17 A esempio, alle Baleari per la pelota, in Colombia e nelle Antille per i combattimenti dei galli. Inutile precisare che non è il caso di tener conto dei premi in contanti che possono riscuotere jockey e proprietari, corridori, pugili, calciatori o altro. Questi premi, per quanto considerevoli, non rientrano nella categoria dell’alea. Essi ricompensano una vittoria ardentemente disputata. Questa ricompensa, che è volta al merito, non ha niente a che vedere con il favore della sorte, risultato della fortuna che resta pur sempre il monopolio incerto degli scommettitori. Ne è anzi l’esatto contrario.

18 Si troveranno alcuni esempi di mimiche terrificanti degli insetti (atteggiamento spettrale della mantide, “trance” dello Smerinthus ocellata) o di morfologie dissimulanti nel mio lavoro intitolato: “Mimetismo e psicastenia leggendaria”, Le Mythe et l’Homme, Parigi, 1938, pp. 101-143. Disgraziatamente, questo studio affronta il problema in una prospettiva che oggi mi appare alquanto fantasiosa. Non definirei più, infatti, il mimetismo una turba della percezione dello spazio e una tendenza a tornare all’inanimato, bensì, come propongo qui, l’equivalente, nell’insetto, dei giochi di mascheramento dell’uomo. Gli esempi utilizzati mantengono tuttavia la loro validità. Ne riporto alcuni nel Dossier alla fine del volume.

19 Come è stato giustamente osservato, i travestimenti delle bambine sono volti a mimare comportamenti consueti, realistici, domestici, quelli dei ragazzi evocano invece attività insolite, romanzesche, inaccessibili o addirittura francamente irreali.

20 O. Depont e X. Coppolani, Les Confréries religeuses musulmane!, Algeri, 1887, pp. 156-159, 329-339.

21 Descrizione e fotografie in Helga Larsen, “Notes on the volador and its associated ceremonies and superstitions”, Ethnos, vol. II, n° 4, July 1937, pp. 179-192, e in Guy Stresser-Péan, “Les origines du volador et du comelagatoazte”, Actes du XXVIII Congrès International des Américanistes, Parigi, 1947, pp. 327-334. Riporto nel Dossier un frammento della descrizione tratta da quest’ultimo lavoro.

22 Karl Groos, op. cit., p. 208.

23 Karl Groos, ibid., pp. Ili, 116, 265-266.

24 Osservazione citata da K. Groos, op. cit., pp. 88-89, e riportata nel Dossier.

25 Kant l’aveva già osservato. Ved. Y. Hirn, Les jeux d’enfants, tr. frane, Parigi, 1926, p. 63.

26 Circa lo straordinario incremento delle macchinette mangiasoldi nel mondo moderno e i comportamenti maniacali o ossessivi che provocano, ved. Dossier.

27 II cinese conosce inoltre il termine yeou che indica i vagabondaggi, il bighellonare, i giochi nello spazio, in particolare l’aquilone, e anche le grandi peregrinazioni dell’anima, i viaggi mistici degli sciamani, il tormentato errare dei fantasmi e dei dannati.

28 Gioco analogo alla baguenaude: nove anelli formano una catena; sono infilati gli uni negli altri e attraversati da un’asta attaccata a un sostegno. Il gioco consiste nel liberare gli anelli. Con l’esercizio, ci si riesce, anche senza fare eccessiva attenzione a una manipolazione che pure è delicata e complessa, sempre lunga e tale che il minimo errore obbliga a ricominciare tutto da capo.

29 In base a informazioni fornite da Duyvendak a Huizinga (Homo ludens, Milano, Il Saggiatore, 1964), un saggio di Chou Ling, alcune preziose indicazioni di André d’Hormon e il Chinese-English Dictionary, di Herbert A. Giles, 2a ediz., Londra, 1912, pp. 510-511 (hsi), 1250 (choua), 1413 (teou), 1452 (watt), 1487-1488 (tou), 1662-1663 (yeou).

30 Vedi Dossier.

31 Tutte le cifre che figurano nell’opera valgono per l’anno 1958, data di uscita della I edizione.

32 Henri Piéron: “Les instincts nuisibles à Fespèce devant les théories transformistes”, Scientia, t. IX, 1911, pp. 199-203.

33 W. Mortoti-Wheeler: Les Sociétés d’insectes, trad. frane, 1926. Cito nel Dossier, la manovra caratteristica del Ptilocerus.

34 Questa tesi è la più diffusa, la più popolare; gode del pubblico consenso. Ed è perciò proprio quella che viene in mente a uno scrittore così poco prevenuto in questo campo come Jean Giraudoux. Inaspettatamente, egli ne dà una sintesi immaginifica, fantasiosa nel dettaglio, ma significativa nell’insieme. Secondo lui, gli uomini avrebbero “mimato, attraverso il gioco, le occupazioni corporee — e anche morali, qualche volta — cui la vita moderna li obbligava a rinunciare”. Con l’aiuto della fantasia, tutto si spiega allora facilmente: “Il podista, per quanto inseguito da altri concorrenti, insegue una preda o un nemico immaginario. Lo sportivo che si esercita agli attrezzi si arrampica a cogliere frutti preistorici. Lo schermitore si batte contro un Guisa o contro Cyrano e il lanciatore del giavellotto contro i Medi e i Persiani. Il bambino che gioca con un compagno a rincorrersi, si mette fuori dalla portata di un grosso rettile. Il giocatore di hockey para pietre bizantine e il giocato
re di poker usa l’ultima riserva di magia che ancora sia data a normali cittadini in giacca e cravatta per ipnotizzare e suggestionare. Di ciascuna delle nostre antiche occupazioni di morte è rimasta una testimonianza: il gioco. Esso è la storia mimata della prima età del mondo, e lo sport, che è la pantomima delle sue epoche di sofferenza e di lotta, è dunque specialmente deputato a conservare al corpo l’agilità e la forza primitiva.” Jean Giraudoux: Sans Pouvoirs, Monaco, 1946, pp. 112-113.

35 Questi opposti atteggiamenti — c’è bisogno di dirlo? — sono raramente puri. I campioni si muniscono di feticci (ma non per questo non contano sui propri muscoli, la loro bravura o la loro intelligenza), i giocatori si abbandonano, prima di puntare, a certi calcoli complicati (ma sentono, senza aver letto Poincaré né Borei, che il caso non ha cuore né memoria). L’uomo non può essere tutto intero dalla parte dell’agon o dalla parte dell’alea. Scegliendo l’uno, si consente subito all’altro una sorta di vergognosa contropartita.

36 Y. Hirn, op. cit., pp. 165-174.

37 Per la descrizione dello sciamanismo, ho utilizzato l’opera di Mircea Eliade, Lo Sciamanismo e le tecniche dell’estasi, Roma, Edizioni Mediterranee, 1975, in cui si può trovare un resoconto eccezionalmente esauriente dei fatti nelle diverse parti del mondo.

38 Circa le proprietà dell’Agaricus Muscarius, in particolare la macropsia: “Con le pupille dilatate, il soggetto vede tutti gli oggetti che gli si pongano davanti agli occhi mostruosamente ingranditi... Un piccolo foro gli sembra uno spaventoso abisso, un cucchiaio pieno d’acqua, un lago”, ved. L. Lewin, Les Paradis artificiels, trad. francese, Parigi, 1928, pp. 150-155. Circa gli effetti paralleli del peyotl e la sua utilizzazione in occasione delle feste e nel culto degli Huichol, dei Cora, dei Tepehuana, dei Tarahumara e dei Kiowa, in Messico e negli Stati Uniti, possiamo utilmente richiamarci alle descrizioni classiche di Carl Lumboltz (bibliografia in A. Rouhier, Le Peyotl, Parigi, 1927).

39 C.G. e B. Seligmann, The Veddas, Cambridge, 1911, p. 134. Citato da T.K. Oesterreich, Les Possédés, trad. frane, Parigi, 1927, p. 310. Quest’ultima opera contiene una serie notevole di descrizioni originali di manifestazioni di mimicry e ilinx congiunte. Farò riferimento, più avanti, a quelle di Tremearne per il culto Bori. È comunque il caso di aggiungervi almeno quelle di J. Warnek per i Batak di Sumatra, di W.W. Skeat per i Malesi della penisola di Malacca, di W. Mariner per i Tonga, di Codrington per i Melanesiani, di J.A. Jacobsen per i Kwakiult del Nord-Ovest americano. I resoconti degli osservatori che T.K. Oesterreich ha avuto la felice ispirazione di citare in extenso presentano le analogie più convincenti.

40 A questo proposito, è estremamente istruttivo leggere, in Robert Houdin, Magie et Physique amusante, Parigi, 1877, pp. 205-264, la spiegazione del “miracolo” e le reazioni degli spettatori e della stampa. Vi sono casi in cui sarebbe opportuno, nelle spedizioni etnografiche, affiancare un prestidigitatore, vale a dire un uomo del mestiere, agli scienziati la cui credulità è, ahimè, in finita e, inoltre, interessata, plagiata.

41 Franz Boas: “The Central Eskimo”, VI Annual Report of the Bureau of Ethnology, 1884-1885, Washington, 1888, pp. 598 e segg. Citato da M. Eliade, op. cit.

42 Cfr. Mircea Eliade, ibid.; da completare con G. Chubinov, Beitrage zum psychologischen Verständniss des siberiscben Zaubers, Halle, 1914, pp. 59-60: “I suoni si producono in qualche punto molto in alto, si avvicinano poco a poco, sembrano passare come un uragano attraverso i muri e svaniscono infine nelle pro fondità della terra.” (Citato e commentato da T.K. Oesterreich, op. cit., p. 380.)

43 L’illusionismo consapevole e organizzato può essere riscontrato anche presso quei popoli dai quali meno ce lo aspetteremmo, presso i Neri d’Africa, ad esempio. Nella Nigeria, segnatamente, gruppi di specialisti si affrontano in specie di tornei di virtuosismo che si svolgono in occasione delle cerimonie di iniziazione: si taglia e si riattacca la testa di un compagno (cfr. A.M. Vergiat, Les Rites secrets des primitifs de l’Oubangui, Parigi, 1936, p. 153). Allo stesso modo, Amaury Talbot, Life in Southern Nigeria, Londra, 1928, p. 72, riferisce uno strano gioco di cui M. Jeanmaire ha sottolineato la somiglianza con il mito di Zagreo-Dioniso: “Ci sono maghi così potenti nella nostra città, dice il capo Abassi di Ndiya, e gli stregoni sono così esperti nelle scienze occulte, che sono capaci dell’exploit seguente: si prende un bambino alla madre, lo si getta in un mortaio e lo si pesta per ridurlo in poltiglia sotto gli occhi di tutti. Solo la madre viene allontanata affinché le sue grida non di
sturbino la cerimonia. A questo punto, si designano tre uomini e si comanda loro di avvicinarsi al mortaio. Al primo si dà un po’ del contenuto, al secondo un po’ di più e il terzo deve inghiottire tutto il resto. Quando tutto il contenuto del mortaio è stato mangiato, i tre uomini avanzano davanti al pubblico, quello che ha mangiato di più in mezzo agli altri due. Ha allora inizio una danza, nel corso della quale il danzatore che sta nel mezzo si ferma di colpo, allunga la gamba destra e la percuote con violenza. Quindi, dalla coscia, estrae il bambino risuscitato che viene portato tutt’intorno per farlo vedere agli astanti.”

44 Hausa Superstitions and Customs, Londra, 1913, pp. 534-540; e The Ban of the Bori, Londra, 1919. Cfr. T.K. Oesterreich, op. cit., pp. 321-323.

45 È il modo di procedere rituale per cacciare lo spirito possessore.

46 Alfred Métraux, “La Comédie rituelle dans la Possession”, Diogene, n. 11, luglio 1955, pp. 26-49.

47 G. Buraud, Les Masques, Parigi, 1948, pp. 101-102.

48 Il meccanismo di questo capovolgimento è molto ben descritto da Henri Jeanmaire: Couroi et Courétes, Lilla, 1939, pp. 172-223. Nel Dossier, riporto la descrizione che ne fa per i Bobo dell’Alto-Volta.

49 Cfr. Hans Himmelheber, Brousse, Léopoldville, 1939, n. 3, pp. 17-31.

50 Cfr. L. Frobenius, Die Geheimbunde u. Masken Afrikas (Abbandl. d.k. Leop. Carol. Akad. d. Naturforscher, t. 74, Halle, 1898); H. Webster, Primitive Secret Societies, New York, 1908; H. Schwartz: Alterclassen una Männerbunde, Berlin, 1902. È assolutamente opportuno distinguere in linea di massima l’iniziazione tribale dei giovani e i riti di affiliazione alle società segrete, spesso intertribali. Quando però la confraternita è potente, riesce a conglobare quasi tutti gli adulti di una comunità, in modo che i due rituali di iniziazione finiscono con il confondersi (H. Jeanmaire, op. cit., pp. 207-209). Lo stesso autore (pp. 168-171),’ riferisce, secondo Frobenius, come presso i Bosso, pescatori-contadini della Nigeria, a sud-ovest di Timbuctù, la società contraddistinta dalla maschera Kumang esercita il potere supremo in modo al tempo stesso implacabile, segreto e istituzionale. Jeanmaire raffronta la cerimonia principale del Kumang con la mutua sentenza dei dieci re dell’Atlantide in Platone,
Critone, 120 B, dopo la cattura e il sacrificio di un toro legato a un pilastro di oricalco. Riporto questa descrizione nel Dossier.

51 Il poro dei Temme, cfr. Jeanmaire, op. cit., p. 219.

52 Testi in M. Eliade: Lo Sciamanismo e le tecniche dell’estasi, in cui sono utilizzati in senso opposto per garantire il valore delle esperienze sciamaniche.

53 G. Dumézil, Mitra-Varuna (Saggio su due rappresentazioni indo-europee della Sovranità), 2°, Parigi, 1948, specialmente cap. II, pp. 38-54; un’indicazione parallela risulta da Aspects de la Fonction guerrière chez les Indo-Européens, Parigi, 1956; Stig Wikander, Der arische Mànnerburg, Lund, 1938; M. Eliade, op. cit.; su di una reviviscenza nel XIX secolo del potere di tipo carismatico (Adolf Hitler), cfr. R. Giillois, Instincts et Société, Parigi, 1964, cap. VII, pp. 152-180.

54 H. Jeanmaire, Couroi et Courétes, Lilla, 1939, ha raccolto a questo proposito una documentazione straordinaria cui ho attinto per i fatti qui di seguito evocati. Si troveranno i testi essenziali in quest’opera, pp. 540-568, per quanto riguarda la licantropia a Sparta, e pp. 569-588 per Licurgo e i culti arcadici.

55 Cripteia, specie di caccia segreta condotta dai giovani spartani nei confronti degli Iloti e, per estensione, polizia segreta che sorvegliava gli Iloti (N.d.T.).

56 Riproduco la traduzione letterale che M. Achena ha gentilmente voluto fare per me di una stesura persiana abbreviata all’opera di Narshakhì (scritta nel 574 dell’Egira). Nella tesi di Gholam Hossein Sadighi, Les Mouvements religieux iraniens au II et III siècle de l’Hégire, Parigi, 1938, pp. 163-186, figura la recensione esaustiva e critica dei documenti relativi a Hakim.

57 E. Bréhier, Histoire de la Philosophie, t. I, fasc. 1, 5* ed., Parigi, 1948, pp. 52-54.

58 Marcel Mauss, “Une catégorie de l’esprit humain: la notion de pcrsonne, celle de moi”, Journal of the Royal Anthropological Institute, voi. LXVIII, luglio-dic. 1938, pp. 263-281.

59 Michael Mendelson, “Le Roi, le Traitre et la Croix”, Diogène, n° 21, inverno 1938, p. 6.

60 Cifre fornite nel corso del 1956 (data della prima edizione), vale a dire espresse in vecchi franchi. Queste cifre sono oggi largamente superate dalle somme impegnate nel “tiercé”, lotteria che dà allo scommettitore l’illusione di potersi difendere, per una certa parte, dalla sorte.

61 Cfr. Georges Friedmann, Où va le travati humain, Parigi, 1950, pp. 147-151. Negli Stati Uniti, si scommette soprattutto sui numbers, vale a dire sulle “ultime tre cifre del totale dei titoli negoziati ogni giorno a Wall Street”. Di qui, racket e fortune da capogiro considerate però di origine poco pulita, op. cit., p. 149, n. 1; Le travati en miettes, Parigi, 1956, pp. 183-185.

62 L’influenza dei giochi d’azzardo prospera al massimo quando la stragrande maggioranza di una popolazione lavora poco e gioca parecchio, soprattutto quando gioca tutti i giorni. Ma, perché se ne dia il caso, occorre un concorso alquanto eccezionale di fattori ambientali e di regime sociale. L’economia generale ne viene allora modificata e appaiono forme particolari di cultura, legate, com’è logico aspettarsi, al concomitante sviluppo della superstizione. Ne riferiscono più avanti alcuni esempi nel supplemento intitolato “Importanza dei giochi d’azzardo”. Vedi anche i dati forniti nel Dossier, circa le somme dilapidate nelle macchinette mangiasoldi negli Stati Uniti e in Giappone.

63 Non sarà inutile fornire qualche cifra. Un giovane professore, descritto come timidissimo, vince 51 milioni di franchi (129.000 dollari) rispondendo per quattordici settimane a domande sul baseball, sulle mode dei tempi antichi, sulle sinfonie dei grandi musicisti, sulla matematica, le scienze naturali, le grandi esplorazioni, la medicina, Shakespeare e la storia della rivoluzione americana. I bambini occupano un posto rilevante nell’albo d’onore dei premiati. Lenny Ross, 11 anni, vince 64.000 dollari (vale a dire 23 milioni di franchi) grazie alle sue conoscenze in materia di Borsa. Qualche giorno dopo, Robert Strom, 10 anni, vince 80.000 dollari (30 milioni di franchi) rispondendo a domande che vertono sull’elettronica, la fisiologia e l’astronomia. A Stoccolma, nel febbraio 1957, la televisione svedese contesta la risposta del giovane Ulf Hannetz, 14 anni, che designa l’Umbra Krameri come l’unico pesce dotato di palpebre. Il museo di Stoccarda ne spedisce immediatamente per via aerea due ca
mpioni vivi e l’Istituto Britannico di Scienze naturali un film girato nelle profondità marine. I contestatori del ragazzo sono confusi. Il giovane eroe intasca 70.000 franchi e la Televisione Americana lo invita a New York. L’opinione pubblica è in fermento. I media alimentano sapientemente il suo entusiasmo. “Trenta secondi per fare fortuna”, titolano i giornali che dedicano quasi una rubrica fissa a questi quiz e pubblicano le fotografie dei vincitori con scritta accanto, a caratteri cubitali, la cifra favolosa conquistata, secondo loro, in un baleno. Il più ingegnoso e diligente teorico avrebbe difficilmente immaginato una combinazione così straordinaria delle risorse della preparazione e del fascino della sfida.

64 Circa le modalità, la portata e l’intensità del fenomeno del l’identificazione, v. un eccellente capitolo di Edgard Morin in Les Stars, Parigi, 1957, pp. 69-145, segnatamente le risposte ai questionari specializzati e alle inchieste condotte in Inghilterra e negli Stati Uniti sul feticismo di cui sono oggetto le vedettes. Il fenomeno della delega contempla due possibilità: l’idolatria per una vedette dell’altro sesso e l’identificazione con una vedette dello stesso sesso e della stessa età. Questa seconda forma è la più diffusa: è il 65%, in base alle statistiche della Motion Picture Research Bureau (op. cit., p. 93).

65 V. Dossier.

66 Niente di più significativo a questo proposito dell’entusiasmo suscitato un tempo in Argentina da Eva Perón, che del resto riuniva nella sua persona tre prestigi fondamentali, quello della vedette (proveniva dal mondo del music-hall e degli studi cinematografici), quello del potere (in quanto moglie e ispiratrice del Presidente della Repubblica), e quello di una sorta di provvidenza incarnata degli umili e dei sacrificati (ruolo che amava moltissimo svolgere e al successo del quale consacrava una parte dei fondi pubblici sotto forma di beneficenze individuali). Per screditarla agli occhi del popolo, i suoi nemici le rimproveravano le pellicce di visone, le perle, gli smeraldi. L’ho sentita controbattere a questa accusa nel corso di un immenso meeting al Teatro Colon di Buenos Aires, dove i suoi seguaci si accalcavano a migliaia. Eva Perón non negò visoni e diamanti (che del resto sfoggiava) e disse: “Forse che noi, che siamo poveri, non abbiamo lo stesso diritto dei ricchi di portare pellicce di visone e collane di perle?” La folla esplose in lunghi e ferventi applausi. Ogni modesta impiegatina si sentiva anch’essa, per un fatto di partecipazione, coperta delle più prestigiose pellicce e dei più preziosi gioielli, nella persona di colei che aveva davanti agli occhi e che, in quel momento, la “rappresentava”.

67 Ph. De Felice ha raccolto a questo proposito una documentazione incompleta, ma sorprendente, nella sua opera, Foules en délire, Extases collectives, Parigi, 1947.

68 V. l’articolo (riportato nel Dossier) di Eva Freden su Le Monde del 5 gennaio 1957. Queste manifestazioni devono molto probabilmente essere messe in rapporto con il successo di certi film americani.

69 Cfr. Dossier.

70 Y. Hirn, op. cit., pp. 213-216; Hugues Le Roux: Les ]eux du Cirque et la vie foraine, Parigi, 1890, pp. 170-173.

71 Per la descrizione dei riti Navajos e Zuñi, mi sono basato sull’esposizione di Jean Cazenave, Les Dieux dansent à Cibola, Parigi, 1957; pp. 73-75, 119, 168-173, 196-200.

72 È quanto si evince manifestamente dalla parabola di J. Luis Borges intitolata Lotteria a Babilonia.

73 Simone Delarozière e Gertrude Lue: “Une forme peu connue de l’expression artistique africaine: l’Abbia”, Etudes camerounaises, n° 49-50, sett.-dic. 1955, pp. 3-52. Anche in Sudan, in località S’onrai, i cauri, piccole conchigliette, servono sia come dadi che come monete; ogni giocatore ne getta quattro e, se ricadono sulla stessa faccia, ne raccoglie 2.500. Ci si gioca il patrimonio, le terre, le mogli. Cfr. A. Prost, “Jeux et Jouets”, Le Monde noir (n° 8-9 di Présence africaine), p. 245.

74 Gli stessi simboli si ritrovano in un gioco di carte utilizzato in Messico per i giochi d’azzardo e il cui principio è simile a quello della tombola.

75 Rafael Roche, La Policia y sus Misterios en Cuba, L’Avana, 1914, pp. 287-293.

76 È noto che l’Avana è, insieme a San Francisco, uno degli agglomerati cinesi più importanti fuori della Cina.

77 Da una comunicazione di Lydia Cabrerà.

78 Rafael Roche, op. cit., p. 293.

79 Da una comunicazione di Alejo Carpentiet e in base a documenti da lui forniti.

80 Inoltre, i domestici, essendo quasi esclusivamente neri o mulatti, sono gli intermediari naturali fra gli stregoni e i preti dei culti africani e coloro che, pur credendo all’efficacia delle loro magie, si rifiutano per rispetto umano di contattarli direttamente.

81 Roger Caillois, Instincts et Société, Parigi, 1964, cap. V, “L’Usage des Richesses”, pp. 130-151.

82 Cfr. Gunnar Franzén, “Les Banques et l’Epargne en U.R.S.S.”, in l’Epargne du Monde, Amsterdam, 1956, n. 5, pp. 193-197, ripreso da Svensk Sparbankstidskrift, Stoccolma, 1956, n° 6.

83 Briefen iiber asthetische Erziehung des Mehscben, trad. francese in Fr., v. Schiller, Oeuvres, t. Vili, “Esthétique”, Parigi, 1862. V. ugualmente le lettere 14, 16, 20, 26 e 27.

84 Die Spiele der Tiere, Jena, 1896.

85 Le Réel et l’Imaginaire dans le Jeu de l’Enfant, Parigi, 2°, 1955; Le Jeu de l’Enfant, Introduction à la Pédagogie, nuova edizione ampliata, Parigi, 1955.

86 Anche i giochi complessi degli adulti sono stati oggetto di studio degli psicologi. In particolare, esistono diversi saggi sulla psicologia dei campioni di scacchiLI. Per il calcio, è il caso di citare le analisi di G.T.W. Patrick (1903), M.G. Hartenbusch (1926), R.W. Pickford (1940), M. Merleau-Ponty (ne La Structure du Comportement, 1942). Le conclusioni vengono poi discusse nello scritto di F.J.J. Buytendijk, Le Football, Parigi, 1952. Questi lavori, come del resto quelli consacrati alla psicologia dei giocatori di scacchi (e che spiegano, ad esempio, come questi vedano nell’alfiere e nella torre non già delle figure determinate, ma una forza obliqua o una forza rettilinea), ragguagliano sul comportamento di un giocatore, quale il gioco lo determina, ma non sulla natura del gioco stesso. Sotto questo profilo, notevolmente più istruttivo è il notevole articolo di Renel Denney e David Riesman, “Football in America” (tradotto in Profils, n° 13, autunno 1955, pp. 5-32). Esso illustra in particola
re come da un fallo adattato a nuove esigenze o a un nuovo ambiente possa venir fuori (e anzi, finisca necessariamente per venir fuori) una nuova regola, dunque un nuovo gioco.

87 Le fionde non appaiono nei lavori di Chateau che, forse, le confiscava invece di osservare la psicologia del loro impiego. I bambini studiati da Chateau ignorano anche il “croquet” e l’aquilone, che richiedono spazio e accessori, e non si mascherano. Il fatto è che, ancora una volta, i bambini sono stati osservati esclusivamente nell’ambito scolastico.

88 Le Jeu de l’Enfant, pp. 18-22.

89 Citerò un solo esempio: il successo delle mini-lotterie che certe pasticcerie, nei pressi delle scuole, propongono agli scolari all’uscita dalle lezioni. Pagando un prezzo invariabile, i bambini estraggono a sorte un biglietto che reca il numero della leccornia vinta. Inutile dire che l’esercente ritarda il più possibile il momento in cui deve mettere insieme agli altri anche il biglietto corrispondente al dolce più invitante, quello che costituisce il primo premio.

90 A. Brauner, Pour en taire des Hommes, studi sul gioco e il linguaggio nei bambini disadattati sociali, Parigi, S.A.B.R.I., 1956, pp. 15-75.

91 Do qui gli esempi citati nella tabella riassuntiva (pp. 386-387). In compenso, nel capitolo corrispondente (pp. 194-217), l’autore gioca sui due sensi della parola emportement (comportamento folle e collera) per analizzare soprattutto i turbamenti che si producono nel corso di un gioco per eccesso di entusiasmo, di passione o d’intensità, o per una semplice accelerazione di ritmo. Il gioco finisce con l’esserne disgregato, scomposto. A questo modo l’analisi definisce una modalità del gioco o piuttosto un pericolo che, in alcuni casi, lo minaccia, ma non tende assolutamente a determinare una categoria specifica di giochi.

92 J. von Neumann e O. Morgenstern, Theory of Games and Economie Behavior, Princeton, 1944, Claude Berge, Théorie des Jeux alternatifs, Parigi, 1952.

93 Claude Berge.

94 A. Prost, “Jeux dans le Monde noir”, Le Monde noir, (n. 8-9 di Présence africane), pp. 241-248.

95 È generalmente ammesso, sebbene non dimostrato, che il vantaggio della mossa costituisce un vantaggio reale.

96 L. Cuénot: La genèse des espèces animales, Parigi, 1911, pp. 470 e 473.

97 Vortràge tiber Descendenztbeorie, t. I, pp. 78-79.

98 Questa terrificante metamorfosi è automatica. La si può paragonare alle reazioni cutanee, che non sempre tendono a un mutamento di colore destinato a mimetizzare l’animale, ma finiscono a volte col dargli un aspetto terrificante. Un gatto, davanti a un cane drizza il pelo, in modo che, essendo spaventato, diventa spa ventoso. Le Dantec, che ha colto questo fenomeno (Lamarckiens et Darwiniens, 3° ed., Parigi, 1908, p. 139), spiega così nell’uomo la cosiddetta pelle d’oca, che si manifesta appunto in caso di terrore. Reso inoperante a causa dell’atrofia del sistema pilifero, il fenomeno è comunque rimasto.

99 Cfr. Standfuss: “Beispiel voti Schutz und Trutzfärbung”, Mitt. Schweitz. Entomól. Ges., 31 (1906), pp. 115-157; Vignon: Introduction à la biologie expérimentale, Parigi, 1930 (Encycl. Biol., t. VIII), p. 356.

100 L. Murat: Les Merveilles du monde animai, 1914, pp. 37-38.

101 L. Cuénot: op. cit., p. 453.

102 Ibid., fig. 114.

103 A. Lefebvre: Ann. de la Soc. entom. de France, t. IV; Leon Binet: La Vie de la mante religeuse, Parigi, 1931; P. Vignon: op. cit., p. 374 e seguenti.

104 Wallace: La Sélection naturelle, trad. franc, p. 62.

105 Cfr. Rabaud: Eléments de biologie generale, 2* ed., Parigi, 1938, p. 412, fig. 54.

106 Vignon, art. cit.

107 Ibid.

108 Delage et Goldsmith: Les Théories de l’evolution, Parigi, 1909, fig. 1, p. 74.

109 G.J. Romanes: Intelligence des animaux, Parigi, F. Alcan, II, pp. 240 e 241.

110 Pierre Gaxotte: Le Figaro. L’articolo è intitolato: D’Hercule à James Dean. I settimanali femminili, ovviamente, pubblicano lunghi servizi fotografici sul divo e sul culto delirante di cui è oggetto a titolo postumo. Ved. anche l’analisi del fenomeno nell’opera già citata di Edgar Morin: Les Stars, Parigi, 1957, pp. 119-131: “Le cas James Dean”.

111 G. Comisso, op. cit., p. 143, nota 1. 226

Indice
Prefazione di Pier Aldo Rovatti

Introduzione

PARTE PRIMA

1. DEFINIZIONE DEL GIOCO

2. CLASSIFICAZIONE DEI GIOCHI

3. VOCAZIONE SOCIALE DEI GIOCHI

4. DEGENERAZIONE DEI GIOCHI

5. PER UNA SOCIOLOGIA CHE PARTA DAI GIOCHI

PARTE SECONDA

6. TEORIA ALLARGATA DEI GIOCHI

7. SIMULACRO E VERTIGINE

8. COMPETIZIONE E CASO

9. REVIVISCENZE NEL MONDO MODERNO

SUPPLEMENTO

1. IMPORTANZA DEI GIOCHI D’AZZARDO

2. DALLA PEDAGOGIA ALLA MATEMATICA

DOSSIER

Mimicry negli insetti.

Vertigine nel “volador” messicano.

Ebbrezza distruttiva di una scimmia cappuccina.

Sviluppo delle macchinette mangiasoldi. Infatuazione che suscitano.

Giochi d’azzardo, oroscopi e superstizione.

Inclinazione agli “stupefacenti” da parte delle formiche.

Meccanismo dell’iniziazione.

Esercizio del potere politico da parte delle Maschere.

Intensità dell’identificazione con il divo. Un esempio: il culto di James Dean.

Reviviscenze della vertigine nelle civiltà organizzate: gli incidenti del 31 dicembre 1956 a Stoccolma.

La maschera: attributo dell’intrigo amoroso e della cospirazione politica: simbolo di mistero e d’angoscia: suo carattere torbido.

Note all'edizione italiana di Giampaolo Dossena

Bibliografia per le note all’edizione italiana

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